Lo stabilisce una sentenza del Consiglio di Stato ribadita dalla Corte costituzionale e il Fatto Quotidiano stigmatizza una proposta governativa che sembra andare in direzione opposta.

In un articolo apparso sabato 6 maggio su “Il Fatto Quotidiano” intitolato Lavoro, Meloni cambia le regole per la Cisal &C., Roberto Rotunno segnala che il Governo ha “inserito un regalino nel disegno di legge sulla sicurezza sul lavoro approvato nel Consiglio dei ministri del primo maggio”, per cui “alla Cisal sarà ora permesso di accedere alle commissioni ministeriali per l’interpretazione delle norme su salute e sicurezza sul lavoro”: in sostanza “quando il testo diventerà legge, il sindacato potrà per esempio presentare quesiti per ottenere il via libera all’applicazione dei suoi contratti – che solitamente prevedono paghe inferiori a quelli più diffusi di Cgil, Cisl e Uil – attraverso il cavallo di Troia delle regole sulla sicurezza”.

Entrando nei dettagli tecnici, il quotidiano diretto da Marco Travaglio spiega: “Oltre al decreto [Lavoro], il primo maggio è stato approvato anche un disegno di legge sulla sicurezza sul lavoro. All’articolo 2 vengono modificate le regole sul funzionamento delle commissioni ministeriali per l’interpretazione delle norme su salute e sicurezza. La legge attuale dice che possono presentare quesiti le organizzazioni sindacali “comparativamente più rappresentative”. Questo al momento complica la vita alla Cisal poiché, per esempio, a dicembre 2022 il Consiglio di Stato ha detto che tale sindacato non è “comparativamente più rappresentativo” nel settore del commercio (quello più numeroso per numero di addetti). Ecco allora che la nuova norma arrivata con il governo Meloni dice che alle commissioni potranno rivolgersi le organizzazioni sindacali “maggiormente rappresentative”. A differenza della dicitura precedente, questa non comporta appunto una comparazione della rappresentatività dei sindacati, ma garantisce l’inclusione di una moltitudine di sigle”.

Questo, conclude Rotunno, in aperto contrasto con la “sentenza del Consiglio di Stato, fatta propria tre mesi dopo dalla Corte costituzionale” che “conferma questa distinzione dicendo che Cisal può essere considerata al massimo “maggiormente” rappresentativa ma non “comparativamente” più rappresentativa. Insomma, l’unione dei punti sembra singolare: non appena i magistrati pongono le basi per escludere la Cisal dalle commissioni ministeriali, il governo cambia le regole per ammetterla”.

Un’analisi interessante, anche dal punto di vista giusalvoristico, che conferma i dubbi – da tempo sollevati da ANASFiM – sulla effettiva rappresentatività di contratti e accordi sindacali con condizioni al ribasso per i lavoratori firmati con sigle sindacali diverse dalle più “comparativamente rappresentative”.